Saper di morire non solo nel futuro, ma già nelle delusioni odierne, a partir dai fatterelli d'ogni dì fin su, nelle scelte più profonde, dove vedi di essere fregato, cioè mortalizzato, eppure nonostante ciò continui, ciò vorrà ben dire questo: muoio, ergo sum.
La coscienza del morire è concreta, ci tocca e ci ferisce, mentre la coscienza del vivere è solo aleatoria e poco collegata alla nostra storia. Morire fa ergere sempre più il senso dell'essere; quindi, più muori nel presente, più ti senti presente concretamente, e in più, questa coscienza aumenta, sorge, si erge: ergo sum!
Esserci e morirci dentro sono due gemelli.
Il senso e la coscienza, oltre al fatto di morire ogni giorno, alimenta il nostro essere non più in quanto tale e in generale, ma in quanto lì e questo qui, particolare e siffatto, originale e diverso da ogni altro essere.
Per cui, se muoio ogni giorno così,
io anche ogni giorno risorgo, e proprio da qui.