Il mondo delle scemenze non ha mai perdenti, in quanto ogni falsa realizzazione è soggetta al vaglio della comune opinione, ma siccome la comunità umana si regola sul sentire della pancia, ecco che la garanzia della validità sta sempre e solo nel sentire (falso o vero non importa) della comunità.
Che, a questo punto, corrisponde anche a comodità.
Se stiamo bene insieme, tutto quel che c'è ci conviene e ha valore; tutto il resto viene gettato, a meno che non sia da qualcuno riciclato. Il mondo delle apparenze non ha perdenti, anzi, mira alla vittoria dei più: di chi avanza e sgomita, di chi supera e si innalza, di chi ha mire in alto che più alto non si può.
Ma è anche vero che ogni scemenza e apparenza non può vivere sempre in appartenenza: ad un certo punto avrà la sua fine, proprio perchè manca di un fine.
E allora, proprio in quel momento, si rivelerà il vero intendimento di un mondo che pensa solo al proprio arricchimento, a scapito di tutti coloro che non possono.
E saranno proprio questi, i più deboli, ad indebolire con le loro crepe e le loro fragilità il sistema che si credeva un dio, intaccandolo del loro verme, della loro fragilità, e di quel nulla che a tutti rivelerà che non serve a niente avere tutto, se poi un nulla sei.